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“Siamo uniti all’ambiente non umano da un senso di ‘intima affinità’, il corrispettivo psicologico della nostra affinità strutturale, atomica, sia con i vari elementi ambientali sia con la storia evolutiva dell’umanità, il ‘fato biologico dell’individuo’ che ci riporta a far parte, dopo la morte, di quello stesso ambiente. Questo legame, conscio e inconscio, che unisce l’individuo all’ambiente non umano è un elemento portante dello sviluppo della personalità, non certo esente dall’ambivalenza. Un’ambivalenza che oscilla tra la dipendenza e il controllo, la sottomissione e lo sfruttamento, e che può dunque promuovere attitudini di rispetto, ammirazione e tutela, ma anche di indifferenza e disprezzo.
Fino alla ferocia territoriale.”

Mindscapes. Psiche nel paesaggio. Vittorio Lingiardi

 


 

©Chiara Ferrin